Maurizio Simonetti, una vita di corsa
Non capita spesso di trovare una persona sensibile e attenta, che ha gareggiato ad alto livello ed è tuttora animato da una passione a 360 gradi per la corsa a piedi.
Sto parlando di Maurizio Simonetti, originario di Ogliano di Conegliano, oggi organizzatore di eventi sportivi ed in passato atleta della Forestale. Il suo podio più bello è stato nel 1985, quando conquistò una medaglia d’oro individuale e a squadre nel Campionato del Mondo di corsa in Montagna, in Valtellina, ed oltre a questa vittoria Maurizio è stato protagonista di importanti corse campestri, a fianco di campioni come Bordin, Panetta e Cova.
Data la sua esperienza, chiediamo a Maurizio quali sono le differenze fra gli atleti di allora e quelli di oggi. “Con gran gioia vedo che da qualche anno c’è un numero consistente e crescente di persone che si cimenta nella corsa in montagna, nei trail e nei vertical, ci racconta Maurizio; c’è anche una proposta molto varia da parte degli organizzatori. Oggi gli atleti che corrono i trail coltivano molto la resistenza e non la velocità, mentre in passato anche chi correva off-road allenava la velocità in pista e veniva naturale gareggiare anche su strada ed avere dei tempi competitivi su pista. In passato chi vinceva le gare importanti in montagna era capace di correre attorno ai 30 minuti i 10.000, mentre adesso quasi nessuno specialista del trail è in grado di correre a quel ritmo. In passato poi era inconcepibile affrontare una corsa in montagna e gareggiare anche la settimana successiva, c’era bisogno di tempi più lunghi per recuperare lo sforzo, mentre adesso tanti atleti top corrono ogni domenica. C’è sicuramente molta specializzazione”.
Raccontaci qualcosa dei tuoi allenamenti da professionista. “La preparazione iniziava in autunno ed i frutti si raccoglievano in primavera e nell’estate successiva; si correva su ogni terreno e pendenza. Anche se per certi periodi mi ha allenato Raimondo Balicco, allenatore della Nazionale Italiana molto preparato, ho sempre avuto una particolare sensibilità nel farmi autonomamente le tabelle di allenamento ed un forte senso del dovere nel seguirle e non farmi sconti; mi è sempre piaciuto far fatica altrimenti non avrei mai scelto di correre in montagna, dove la salita è dura ma, forse non tutti lo sanno, la discesa lo è ancor di più”.
Come è stato il tuo passaggio dalla carriera sportiva a quella lavorativa? Gareggiando per il Corpo Forestale, ho alternato periodi di allenamento con periodi di intensa formazione, dato che ero consapevole che non avrei corso in eterno; all’interno del Corpo Forestale ho ricoperto vari ruoli e svolto varie attività di responsabilità e di gestione del personale, che mi hanno dato gran soddisfazione; infatti mi sono congedato con la carica di vicecommissario. Ho imparato tanto nelle fila di questo corpo militare, per esempio l’importanza della coesione del gruppo di lavoro, l’attenzione alla sicurezza, l’importanza di organizzare le cose con largo anticipo, per essere pronti a gestire gli imprevisti, che prima o poi si presentano. Di mia natura sono molto curioso, pronto ad imparare cose nuove ed a mettermi in gioco, per questo ho ricoperto spesso ruoli di vario genere, con diverse responsabilità”.
Ruoli di vario genere, per esempio? Mi sono tolto la soddisfazione di girare il mondo, per quattro anni, con il ruolo di dirigente della squadra di ciclismo femminile Pasta Zara Astana, che allora era quarta al mondo; è stato un periodo molto intenso. Ho seguito la squadra negli allenamenti e gare in Costa Rica, Honduras, San Salvador, Quatar, Emirati Arabi, Giappone e Cina, però poi mi sono reso conto che questa attività mi teneva troppo lontano da casa e quindi ho deciso di interromperla. Ho poi seguito tutta la logistica e sicurezza nelle prime quattro edizioni della Treviso Marathon, con grande impegno e soddisfazione, dato che siamo arrivati ad essere anche la quinta maratona in Italia per numero di atleti arrivati. Mi sono anche messo alla prova nelle vesti di talent scout, andando in Etiopia ed Uganda con il team di Gianni De Madonna (manager di atleti) per cercare atleti da allenare in Italia, per poi farli partecipare a importanti meeting in Europa. Ho avuto la soddisfazione di insegnare ad una ragazza etiope con molto talento a passare le siepi e poi l’ho vista partecipare alle Olimipiadi. Con questa attività però non si è semplicemente dei tecnici-allenatori, ma bisogna improvvisarsi psicologi, poiché si va a toccare nel vivo il carattere e le motivazioni degli atleti, che, provenendo da paesi così diversi dal nostro spesso hanno degli atteggiamenti difficili da capire ed accettare”.
Maurizio, e adesso? Da parecchi anni sono il presidente dell’ASD Running Team di Conegliano; svolgiamo attività di promozione con una trentina di ragazzi e due brave allenatrici, Marinella e Valentina; abbiamo anche quaranta atleti master. Sono un organizzatore a tempo pieno, nel senso che gestisco corse competitive e non competitive tutto l’anno, fra il Friuli Venezia Giulia e l’Emilia Romagna. Alcune “Corse in rosa”, a Bibione, Conegliano, Montebelluna, ma anche la Cansiglio Run, la Mezza di Rovigo e ultimamente mi hanno proposto di gestire la logistica della prima edizione della Mezza di Riccione, che sarà campionato europeo dei Vigili del Fuoco. In particolare in queste gare seguo il piano di sicurezza stradale, per dare il minimo impatto sulla viabilità ed il minimo disturbo alla cittadinanza; coordino i volontari, organizzo i ristori ... dietro ogni evento sportivo, dal più semplice al più complesso, c’è una montagna di lavoro, che chi sta al di là delle transenne non può immaginare”.
La cosa più importate in un evento sportivo? “Innanzitutto la sicurezza, degli atleti, dei volontari e del pubblico. Infatti sinceramente non sono molto d’accordo con chi organizzata trail più lunghi di 40 km perché oltre queste distanze si mettono in pericolo gli atleti, i volontari ed anche gli organizzatori che hanno molte responsabilità. Gare che partono o terminano di notte, con illuminazione artificiale a mio parere sono delle “imprese” più che delle manifestazioni sportive; però si sa che oggi sono gli sponsors spesso a dettare legge e ad imporre modalità e tempistiche. Oltre alla sicurezza, ovviamente, è importante anche il divertimento e la soddisfazione di tutti; non solo degli atleti, ma anche dei volontari. Questi sono due sentimenti fondamentali, che vanno monitorati attentamente. Sono molto fiero del mio gruppo di fedeli collaboratori, che ormai mi porto dietro in vari eventi, senza dei quali non potrei essere un organizzatore stimato, rispettato e benvoluto”.
Quando hai conosciuto Keepsporting?Anni fa mi è stata proposta questa piattaforma per gestire le iscrizioni on line e l’ho trovata subito flessibile, di facile utilizzo, vantaggiosa sotto vari punti di vista ed adatta alle mie esigenze; l’ho anche consigliata a vari colleghi organizzatori.
Un saluto per concludere? Oltre che un saluto a tutti gli sportivi vorrei fare un ringraziamento a tutti coloro che mi danno fiducia, organizzatori, sponsors, collaboratori, atleti… perché per me questo sentimento conta molto ed è forse lo stimolo maggiore a far bene le cose ed a dare il massimo, come quando correvo in montagna.